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Baba Vanga Regista: Aleksandra Niemczyk

Updated: May 9, 2019



Baba Vanga

Regista: Aleksandra Niemczyk

Cast: Jasmina Basic, Bojan Chabichou, Amela Delic, Zlaja Dzanovic, Ravijojla Jovancic, Edib Lagumdzija, Sabina Mrgan, Nastazja Niedziela, Virginie Roche, Elma Selman, Sasa Skoko, Jovana Skrijelj, Tatjana Sojic, Vedad Trbonja

Anno: 2016

Provenienza: Bosnia, Polonia

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“Te lo dirò solo se prometti che non cercherai vendetta.”

Rupite è un paesino all’interno della Bulgaria, una zona montuosa, contadina, abitata da persone semplici. Agli inizi del secolo XX doveva essere una zona sottosviluppata, con una povertà diffusa. In quel periodo, a Rupite visse Vangelija Pandeva Dimitrova detta Baba Vanga, una ragazzina vivace, senza madre. A dodici anni, durante una tempesta sparì. Fu ritrovata dopo qualche giorno con gli occhi pieni di sabbia. Il problema agli occhi, sicuramente mal curato, costrinse la ragazzina alla cecità. Successivamente iniziò a leggere il pensiero e annunciare il futuro. Iniziò a essere famosa come preveggente, fra i visitatori ci fu pure il re della Bulgaria Boris III. Ignoriamo quale futuro gli predisse e se comprendeva anche le nefaste scelte reali sia per la Bulgaria, sia per se stesso.

Il 9 agosto del 1943 il re visitò Hitler, un colloquio burrascoso per le reticenze del sovrano, e stranamente, o forse neppure stranamente, poco dopo, il 28 agosto del 1943, morì.

Negli anni Baba Vanga fu sempre più conosciuta tanto da essere chiamata la Nostradamus dei Balcani. Una fama conquistata quando era in vita. Nel 1996 morì, eppure da qualche anno avevano fabbricato vicino alla sua casa la chiesa dedicata a Santa Petka, protettrice degli occhi e dei ciechi. (1)


Una notorietà aumentata nei tempi recenti, con una diffusione mondiale e molti articoli su di essa nei principali giornali internazionali. Il motivo è semplice, numerose delle sue profezie si sono avverate: l'aumento delle temperature globali, lo tsunami del 2004, la tragedia del sottomarino Kursk, l'attacco dell'11 settembre alle torri gemelle, la Brexit e la non facile profezia che il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti sarebbe stato nero.

Effettivamente sono delle belle divinazioni, difficili e, a differenza del più illustre preveggente Nostradamus, le sue predizioni sono odierne e sufficientemente chiare.

Ovviamente c'è pure qualche piccolo equivoco. Obama è stato il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti e senza dubbio è stato il primo afroamericano. Ma contemporaneamente aveva profetizzato che sarebbe stato l'ultimo presidente americano. Ma Trump è stato capace di sbaragliare perfino la Nostradamus dei Balcani.

Sulla vita di Baba Vanga sappiamo poco, le informazioni sono scarse e non confermate. Certamente ebbe migliaia di privati colloqui, così incrementando con il passaparola la sua celebrità, ma non esiste nulla di documentato.

Il personaggio di Baba Vanga è un soggetto affascinante per gli artisti, perché, sulle fondamenta di poche notizie, si può costruire un carattere immaginario e veritiero, arricchendo la fantasia e la leggenda di Baba Vanga.

Aleksandra Niemczyk, giovane cineasta studentessa con il maestro Béla Tarr a Sarajevo, con grande eleganza racconta il personaggio nel film Baba Vanga presentato alla 53a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.

L'autrice ci narra il personaggio di una Baba Vanga giovane, in un mondo al femminile, mostrandoci in immagini il prevedibile mondo di una ragazza abituata al nero dei suoi occhi ciechi:

“… mi sono sempre interessata alle storie femminili, anche quelle che riguardano la sfera sentimentale e sessuale delle donne …” (2)

...

“… una sorta di profetessa Balcana … mostrare il personaggio in modo diverso da quello che è stato rappresentato dai media … un ritratto di Baba Vanga prima che avesse questi poteri … e vedendola da giovane …” (3)

La storia inizia dal 1945, in un primissimo piano una donna guarda dalla finestra mentre sta ascoltando del lancio della bomba atomica. Piange, un fermo immagina blocca lo sguardo.

Nel bosco una cassa di legno scivola lentamente, la sta spingendo una donna. Per trasportarla ci impiega un tempo eccessivo, esaltando la lentezza dei gesti e dell’esistenza.

Ogni scena possiede una vita propria, con una continuità più di colore e di stile.

La inquadra sempre fra due elementi con essa al centro. È come se fosse incorniciata fra mura o alberi.

Dentro casa la vediamo costruire qualcosa, ma continua a non parlare, per una veggente che ha pronunciato tante profezie appare come un controsenso, oppure come il senso stesso della vita. Il silenzio è infatti meditativo, meticoloso, mistico. Con la stessa flemma e lo stesso ascetismo compie alcuni gesti in casa: sistemare i piatti, oppure graffiare delle foto.

Il film continua con l'identico linguaggio: primissimi piani, il volto lungo, magro, naso grande. Non ha nessuno con cui parlare, e con incontra nessuno eppure non sembra sola, traspare con una pace interiore, la quale però non corrisponde quella fisica.

Note da un pianoforte, una tenda rossa, il vento forte colpisce la casa.

Il tempo passa. Ora è bendata, è cieca, recita le profezie, ed è colpita da una crisi mistica.

Fuori c'è gente, ascolta attraverso una porta di vetro: “che cosa dirò a loro?”

È sballottata da una parete all'altra, immagini elettroniche sgranate, è tornata la luce, i movimenti sono ancora più lenti, piega dei vestiti esasperatamente calma.

Questa è la Baba Vanga di Aleksandra Niemczyk. Una donna vera, una persona con delle sofferenze fisiche, vissute in un posto sperduto. Per una giovane donna essere cieca e affrontare un mondo esterno durissimo non è facile. I gesti della donna sono lenti, si difende utilizzando il contrario della velocità, la lentezza come protezione per isolarsi nel suo mondo. Non vede e parla poco; questo dà dignità quando proferisce delle parole perché percepite come speciali e rare.

Lo stile dell'autrice ha il fascino di essere elegante e ricercato.

Due sono le principali caratteristiche. C'è le racconta essa stessa:

“… slow cinema, un cinema lento, io vengo dal mondo delle arti visive, quindi un cinema più meditativo, poetico, il contrario di un film di azione, una sorta di racconto visivo piuttosto che una serie di informazioni una dietro l'altra che vi porta in questa specie di mondo un po' di sogni che è quello simile a quello che sperimentiamo quando dormiamo. Vi invito a venire con me in questo mio mondo lento e a farne parte.” (4)

Slow cinema. Il film è lento ma la lentezza non è un difetto, è un modo di vivere. Perciò la pellicola è quieta, flemmatica, il gesto quotidiano è calmo, il contrario della velocità e delle altisonanti profezie lanciate per il mondo.

La seconda caratteristica è altrettanto evidente. La regista viene dalle arte visive e infatti nella pellicola ogni immagine è vissuta come un quadro, come una rappresentazione di natura morta, come uno scatto fotografico di una collocazione ricercata e attenta.

Per questo la donna è rinchiusa fra due oggetti.

Nel finale le parole trattenute scoppiano nelle tante profezie del futuro. Ora è tranquilla in casa, le rivelazioni sono recitate da una voce fuori campo, un tuono, nel:

2111 gli uomini saranno dei robot

...

2288 viaggeremo nel tempo

...

sono tante le profezie e finiscono con:

5079 la fine del mondo.

Nel 5079 il mondo finirà. Ma la fine del mondo non fa più paura, non aveva lo stesso Nostradamus profetizzato la fine mondo nel 1999? Non arriverà anche il giorno del giudizio universale?

Quindi siamo certi: il mondo finirà, dobbiamo solo essere cauti sulla data.

Baba Vanga ci ha raccontato profezie più spaventose, attuali e politiche: come l'invasione dell'Europa delle armate musulmane, fonderanno un califfato islamico con capitale Roma. Ci penseranno gli americani a salvarla nuovamente bombardando Roma con bombe climatiche.

Le foto con i graffi sulle facce sono l'ultima scena. I visi sono cancellati, forse le persone non vedenti hanno capacità tali da ascoltare meglio la vita e le persone. Prima di morire affermò che il suo dono sarebbe passato a un'altra ragazzina di dieci anni, abitante in Francia e sempre cieca.


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