L'uomo che verrà di Giorgio Diritti
- Roberto Matteucci
- Jan 18, 2017
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Updated: May 8, 2019

L'uomo che verrà Anno: 2009 Regista: Giorgio Diritti Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: Italia “La guerra la vince chi rimane vivo.”
Giorgio Diritti nel film L’uomo che verrà racconta la strage di Marzabotto.
Nel settembre del 1944 i nazisti del comandare Reder compirono una delle più sanguinose stragi della guerra, uccidendo oltre mille ottocento persone.
Il film ci fa rivivere, con passione e rabbia, l’eccidio con lo sguardo di Martina, una ragazzina sordomuta per uno choc avuto da piccola. La piccola Martina corre per i campi senza avere neppure la possibilità di urlare come gli altri.
Martina non è ingenua, anzi è molto intelligente, infatti, ciò che vede è letto in modo diverso rispetto agli altri bambini, proprio per il suo disagio fisico.
Il crescendo filmico avviene anche con il punto di vista della sua famiglia, la dolcissima madre, la sorella indipendente che viveva in città e la nonna, vera matriarca.
Abbiamo anche lo sguardo dei soldati tedeschi, tutti giovanissimi, alcuni impauriti, altri violenti e crudeli. Ci sono poi gli occhi che osservano da lontano: i partigiani fissano la strage ma non intervengono.
Un certo malessere storico per il film nasce proprio da quei partigiani, scrutano il massacro dalla montagna senza fare nulla. Diritti non vuole fare nessuna opera di revisionismo del mito della resistenza, ci racconta invece uno sguardo umano, triste, disperato, affranto e senza via di uscita. Lo stesso del contadino che osserva nascosto su un albero.
Il tono cupo è vissuto solo internamente. I colori della campagna sia sotto la neve, sia quelli sotto il sole sono vivi, brillanti, accesi come la vita della famiglia di Martina. Il tono eroico non può esistere perché gli eroi, i partigiani, sono sulla collina.
Le vittime non hanno nulla di mitico, sono donne, bambini, vecchi e paurosi.
L’uomo che verrà è bello, ma a volte troppo tecnico, troppo scrupoloso nei particolari da rendere alcune scene esagerate.
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