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Gantz:O Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Updated: May 8, 2019



Gantz:O

Anno: 2016

Regista: Yasushi Kawamura, Keiichi Saitô

Provenienza: Giappone

Autore:

Voto: 4

73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

“Noi combattiamo mostri simili.”

Il disegnatore giapponese Hiroya Oku è famoso per la sua lunga serie di Gantz, un fantascientifico e futuristico manga ambientato nelle città del Giappone.

Tratto dai suoi manga alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia i registi giapponesi Yasushi Kawamura e Keiichi Saitô hanno presentato Gantz:O.

Masaro Katu è un ragazzo, vive a Tokyo con il fratello più piccolo. Non hanno genitori. Durante un attacco nella metropolitana, Masaro Katu è ucciso mentre cerca di proteggere degli innocenti.

Il fantastico inizia. Masaro Katu resuscita cooptato da un’organizzazione che difende il Giappone da una serie infinita di mostri. Il team Tokyo è composto di altri resuscitati. Al comando c’è Gantz, una sfera nera che guida il team. I migliori del gruppo, chi uccide più mostri secondo il loro punteggio, possono avere dei premi, come resuscitare di nuovo un morto del team, oppure – cancellando tutti gli avvenimenti – ritornare alla vita come se nulla fosse accaduto.

Le battaglie sono tante, i mostri infiniti. Tokyo e Osaka sono assalite continuamente e i team devono affrontare prove difficili.

È un manga splat, con tanto sangue, e spaventosa violenza, il quale sa affrontare però il tema della morte, della vita nelle grandi città.

Tokyo e Osaka appaiono deserte, tutti rinchiusi in casa mentre i mostri le attaccano. Solo qualche sventurata vittima si trova ad affrontare l’attacco. Come i soldati, i quali armati convenzionalmente sono incapaci di danneggiare le creature: “Esiste una cosa simile in Giappone?” stupito esclama un militare di fronte a tanta potenza e deformità.

Questo bel film appare come un videogioco, il team affronta prima un mostro, poi molti, poi tantissimi. Più ne uccide, più ne arrivano. Sono infiniti. Non basta la violenza e neppure l’abilità, per vincere serve il coraggio e l’amore. Infatti Yasushi Kawamura proviene dal mondo dei videogiochi:

“Non ho voluto applicare in modo particolare la tecnologia proveniente dai videogame per il mio modo di girarlo, ma penso che in definitiva l’aspetto sia simile.” i

La storia regge il ritmo e l’ansia dei giapponesi di fronte un futuro distopico. I corpi subiscono delle modifiche, Gantz detta il tempo per cui deve avvenire la distruzione dei mostri. Nonostante tutto si può morire di nuovo, e questa volta definitivamente.

Grande merito ha la grafica computer. I corpi degli umani e quelli dei mostri hanno delle esagerazioni fisiche altrimenti non possibili:

“Oltretutto il mio è in CGI, è una cosa nuova. Non posso dire di sentire la pressione. Ritengo che usare la computer graphic porti in superficie la parte migliore del manga, meglio di quanto potrebbero mai fare i film live action. Usando la CGI per creare i personaggi, questa li rende più vicini al manga originale, senza contare che sul lato dell’azione rende tutto più veloce e action.”

“Come ho detto, la CGI sta nel mezzo tra live action e animazione. quando capisce questo, puoi realizzare espressioni facciali più realistiche, ma allo stesso tempo può deformare in qualche modo i personaggi. La tecnologia in computer graphic forse non è l’unica via, ma al momento, specie per la fantascienza, è il meglio che si può dare al pubblico. La CGI può aiutare in ogni caso, sicuramente può garantire un volume maggiore di informazioni al pubblico.”ii

Effettivamente la grafica computer consente la massima libertà per un regista, perché maggiormente vicino al disegno del manga e gli permette una libertà totale per quanto riguarda il corpo umano, le sembianze dei mostri, la violenza.

Nel finale sarà il senso della casa, della famiglia – pure se ridotta – a sopravvivere a tutti e a tutto.


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